Nazionale

Tutto pronto per la manifestazione nazionale di sabato 9 marzo a Roma

L'Uisp aderisce alla manifestazione convocata dalle coalizioni di Assisi Pace Giusta e Europe for Peace per la pace in Palestina e Israele

 

Proseguono le adesioni alla manifestazione nazionale di sabato 9 marzo convocata da Europe for Peace e dalla Coalizione AssisiPaceGiusta per chiedere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per riaffermare il pieno diritto di manifestare liberamente, democraticamente e pacificamente come ricorda la Costituzione italiana. Anche l'Uisp nazionale ha aderito alla mobilitazione.

L’appuntamento è per sabato 9 marzo, alle 12.45 in Piazza della Repubblica a Roma. Il corteo sarà aperto da giovani e studenti dietro lo striscione “Cessate il fuoco”, insieme alle rappresentanze delle associazioni e sindacati, per poi confluire in Via Cavour e concludersi ai Fori Imperiali.

Un appuntamento che segue alle tante mobilitazioni che si sono realizzate il 24 febbraio e che continuano a svolgersi nelle città italiane, europee e del mondo per dire basta alla logica della guerra e del riarmo, per chiedere di fermare le armi e di riprendere il cammino tracciato dal diritto internazionale.

Ciò che accade in Medio Oriente in questi mesi è il risultato di anni di ingiustizie, di soprusi, di violazioni dei diritti umani e di responsabilità politiche della comunità internazionale, che hanno alimentato una spirale di odio e di violenza in entrambe le comunità a cui deve essere posto fine immediatamente, per restituire dignità, uguali diritti, libertà e democrazia e costruire le basi del rispetto reciproco e della convivenza tra palestinesi ed israeliani.

In particolare, a Gaza la situazione è oltre l’immaginabile, come riporta la delegazione italiana di associazioni e parlamentari che dal valico di Rafah ci trasmette queste parole: “Solo nel nord (della Striscia di Gaza) vivono, o meglio sopravvivono, oltre 300mila persone che, consumano un pasto ogni quattro giorni. C’è chi è costretto a nutrirsi con cibo per animali ed erbe selvatiche. Domenica 3 marzo, l’Unicef ha comunicato che in quel solo giorno sono morti 10 bambini per malnutrizione e disidratazione. Le autorità israeliane, nonostante la gravità della situazione, continuano a negare l’ingresso degli aiuti. Sono sotto gli occhi di tutti le scene di disperazione e morte che avvengono quando entra uno dei pochi carichi di aiuti autorizzati…”.

E ancora: Al sud, nella città di Rafah, dove prima abitavano circa 280 mila persone adesso ne sono stipate 1,6 milioni in alloggi di fortuna: uomini, donne e bambini che hanno perso tutto, esposti alle intemperie, con cibo, acqua razionati. Un bagno ogni 600 persone, quando lo standard nelle emergenze è un bagno ogni 20. La negazione della dignità umana e dei più basilari diritti fondamentali, a Gaza, è anche questo. Per non parlare del sistema sanitario ed ospedaliero che è completamente collassato a causa dei bombardamenti e della penuria di medicinali e dispositivi medici, incapace quindi di rispondere ai tanti bisogni dei residenti della Striscia”.

Tutto ciò è semplicemente disumano. Il governo e l’esercito di Israele devono fermarsi. Tutte le armi devono tacere. Lo ha chiesto la Corte Internazionale di Giustizia: va impedito il genocidio. Si deve porre fine a questa ondata di violenza. Si debbono liberare tutti e tutte, prigionieri ed ostaggi. Si deve riconoscere lo Stato di Palestina e porre fine all’occupazione. Si deve investire nella costruzione della pace e della giustizia, per la sicurezza dei popoli, e per questo serve urgentemente una Conferenza internazionale di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite.

Uniamoci a manifestare pacificamente per chiedere l’immediato cessate il fuoco a Gaza, in tutta la regione e per la pace giusta in Medio Oriente ed in ogni altra parte del pianeta. Dal palco si susseguiranno brevi letture e testimonianze di artisti, rappresentanti delle associazioni e sindacati, testimonianze da Gaza, operatori sanitari, giornalisti, giovani e studenti.

Nei giorni scorsi la delegazione italiana organizzata da Aoi, in collaborazione con Arci e Assopace Palestina, composta da 50 persone tra parlamentari, associazioni, ONG, accademici e giornalisti è arrivata a Rafah, in Egitto. “La popolazione è allo stremo. Gli aiuti da soli non bastano. Ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità per questa catastrofe umanitaria. Serve un immediato cessate il fuoco”: è l'appello che arriva, forte, dal valico di Rafah. “I camion di aiuti umanitari, realizzati grazie alle donazioni di cittadine e cittadini, gruppi, comunità e al contributo importante della Fondazione Con Il Sud, hanno attraversato il valico – riferisce Aoi - Lungo la strada ci sono però migliaia di altri convogli bloccati. Sappiamo che questi aiuti sono una goccia nel mare di sofferenze che si vivono al di là di questa frontiera”.

delegazione italiana a rafahAoi, Arci, Assopace e parlamentari hanno scritto una lettera aperta congiunta alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “Presidente Meloni - si legge nella lettera - da qui, a poca distanza dall’orrore, Le chiediamo di programmare quanto prima una visita a Rafah - come ha già fatto all’inizio della crisi in Israele e Palestina - così da constatare direttamente la gravità della situazione. Le chiediamo anche di dare seguito all’indirizzo recentemente dato dal Parlamento all’Esecutivo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Affinché tali impegni si traducano in azioni concrete, le chiediamo di adoperarsi per garantire che l’azione e il voto del nostro Paese negli organismi internazionali a cominciare dalle Nazioni Unite siano coerenti con le indicazioni del Parlamento”. 

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